Voces Naturae. Prima esecuzione assoluta

VOCES NATURAE
Una produzione originale AdM

dal sito de Gli Amici della Musica di Modena

domenica 7 Novembre | ore 17.00 presso Hangar Rosso Tiepido, Via Emilia Est, 1420/2, Modena (MO), 41126

IN.NOVA FERT ENSEMBLE

Clara Cocco – flauto
Mattia Cipolli – violoncello
Marco Pedrazzi – pianoforte
Francesca Tisano – voce recitante

Collettivo In.Nova Fert: Voces (2021)

G. Crumb (1929*): Vox Balaenae for three masked players (1971)

C’è un grande rimosso che investe a 360 gradi le nostre facoltà, forse non tanto di umani, quanto proprio di esseri senzienti: è il pensarci all’interno del mondo e non estranei ad esso. L’incapacità di accorgersi, ergo di capire, di sentire, di partecipare. La narrazione del binarismo uomo – natura è antica, ma tossica, perché creatrice di un esponenziale disadattamento rispetto ciò che è necessario. La sordità cognitiva, dunque, ha ottuso anche la sordità sensitiva: non sappiamo più ascoltare le ragioni del mondo naturale. Da qui l’idea totalmente acustica – d’altronde l’unica con cui ci è possibile credibilmente confrontarci – delle voci della natura, non da intendersi quali ricco repertorio dei suoi suoni né viceversa quali espressioni di allegorie, ma una via di mezzo: voci intese già come significante, voci come sinonimo esteso di messaggi e, se vogliamo, anche di istanze, racconti, narrazioni. Non dunque onomatopea e nemmeno antropomorfòsi, ma ideale ponte comunicativo tramite i suoni tra una sensibilità naturale ed una umana, moderna e artificiale. Tuttavia, l’intellegibilità di tale esperimento si deve necessariamente al supporto e alla presenza della parola: testi poetici, narrativi e scientifici di autori più e meno noti, accomunati da un chiaro afflato ecologico (tra gli altri, Italo Calvino, Andrea Zanzotto, Paul Valery, Dylan Thomas). Voces Naturae non è un’enciclopedia dell’ambientalismo o un report di Greenpeace, né un esaustivo saggio di filosofia etica. È un’opera d’arte che si presta ad una riflessione fugace, di appena un’ora, sulla instabilità dell’Antropocene, percorrendone alcuni “paesaggi”. Questo percorso trova una tensione creativa in un dialogo, dove più figurato e dove più esplicito, con il modello pioneristico fornito da Vox Balaenae di George Crumb, brano cult che risente l’influenza dell’ambientalismo storico – ricorrono oramai esattamente 50 anni dalla composizione -: con un’intuizione geniale Crumb immagina che la vita sulla Terra sia un canto e che le ere geologiche si susseguano come variazioni del canto stesso; l’apparizione dell’homo sapiens nel Cenozoico consuma il dramma della rottura con le origini e al contempo profetizza un futuro funesto di conflittuale rinnegazione; infine, un “notturno marino” per la fine dei tempi ripristina, nelle intenzioni dell’autore, la distensione, riportandoci all’acquatica e ancestrale dimensione iniziale. Per chi finiranno i tempi? Per l’uomo? O forse solo per la sua dissennata declinazione cenozoica? Di certo, sembra volerci dire Crumb, resta una natura ad assolvere imperturbabile il suo canto. Posto a conclusione dello spettacolo e a questo legato senza soluzione di continuità, Vox Balaenae ne suggella perfettamente i motivi ideali.

Collettivo In.Nova Fert


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *